domenica 13 ottobre 2013

Aspettando Lucca, i 25 anni del CFAPAZ

Proseguono gli incontri nell'ambito delle iniziative dedicate ai venticinque anni del Centro Fumetto "Andrea Pazienza". Ieri sera si è parlato di Dylan Dog e del suo rapporto con la musica, come pure del nuovo corso della testata, in compagnia del nuovo curatore Roberto Recchioni e di due autori fra le colonne portanti della serie: Carlo Ambrosini e Giampiero Casertano.
C'è stata l'occasione di sentire il clarinettista Tommaso Calcina interpretare "Il trillo del diavolo" e, fra i molti spunti, si è parlato anche dell'esperienza del "concerto disegnato": Casertano ha allestito uno spettacolo di questo tipo e ha parlato con trasporto di questa fusione di fumetti e musica realizzati dal vivo. Casertano e Recchioni, dal canto loro, hanno sottolineato come queste contaminazioni rischino di compromettere la purezza della musica e del fumetto in quanto tali. Ne è scaturita una breve discussione  sulle potenzialità dei due mezzi espressivi e sulle loro modalità di fruizione. Un punto importante, evidenziato da Ambrosini, è che i tempi del fumetto e della musica devono armonizzarsi, anche se alla fine sia Ambrosini sia Recchioni sono parsi piuttosto scettici verso la contaminazione del concerto disegnato. Che dire? Ho visto e sentito diversi esempi di questo tipo (su Youtube ci sono quelli di Angouleme) e non tutti mi sono parsi riusciti ; come ricordato nel link sopra ho anche organizzato e partecipato come disegnatore ad un concerto disegnato. I generale, lo trovo uno spettacolo dalle suggestioni potenti, che unisce i linguaggi più antichi ed evocativi dell'uomo: l'immagine e il suono. Se la regia funziona, se c'è un filo conduttore e se c'è attenzione al ritmo complessivo, penso possa essere davvero piacevole.
Alcune delle discussioni sono proseguite durante a cena. Un tema verso cui sono molto sensibile è la realizzazione di fumetti digitali, sul quale ho avuto un interessante scambio di opinioni con Ambrosini, il quale sottolineava come l'uso di strumenti come la Cintiq rischi di compromettere il risultato artistico se il mezzo non è utilizzato imponendosi alcuni limiti. Ad esempio, se una vignetta è rifinita digitalmente in dettagli così minimi da non risultare apprezzabili in stampa o, peggio, difficilmente leggibili; se non c'è equilibrio complessivo nella tavola: in tutti questi casi la Cintiq non aiuta, anzi induce all'errore. Ne sono convinto anche io, ma, come per tutte le tecniche, penso che se ne possa abusare, oppure trarne il massimo profitto. Personalmente vedo in essa lo strumento docile e dalle grandi possibilità espressive che sono andato cercando per anni. Ma capisco molto bene Casertano: se hai raggiunto un livello come il suo con tecniche classiche, se senti il piacere del gesto artistico "vero" (la pennellata sul foglio ruvido...), perché dovresti voler cercare un surrogato o desiderare una emulazione digitale di quel gesto? Per avere maggior controllo sul risultato? Per sperimentare all'infinito senza problemi di rovinare l'opera? Dipende, entro certi limiti, dalla sensibilità e dalla abilità di ognuno.
Ci sarebbe ancora molto da dire sul tema: il digitale non produce l'opera originale di cui va in cerca un collezionista (come Giovanni Nahmias, che ha concesso le opere esposte in questi giorni in Santa Maria della Pietà, a Cremona). E ancora: un'opera digitale può essere vera arte? Decisamente un punto troppo impegnativo.

Chiudo ricordando che si avvicina Lucca Comics.
Quest'anno presenterò il portfolio di cui ho parlato nello scorso post, del quale vorrei dare qualche dettaglio in più: tiratura in 50 copie numerate, 44 pagine e naturalmente, a chi lo vorrà, una dedica in fiera. Dentro c'è tutto quello che mi è parso migliore fra i miei lavori negli ultimi 12 anni, cose pubblicate e non, e anche qualche piccola riflessione in questo mio quarantesimo anno. Qui sopra la copertina senza la grafica e sotto una illustrazione di diversi anni fa, inclusa nel portfolio.

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